
Da oltre trecento anni il corpo del santo martire riposa nella chiesa parrocchiale. Il risultato di una ricerca d’archivio di Paolo Lapi. Ogni quattro anni l’urna con le reliquie viene portata solennemente in processione.

Sono passati più di trecento anni dall’arrivo a Barbarasco del corpo di San Quirico martire, prelevato dal cimitero di San Ciriaco a Roma e fatto giungere in Lunigiana per interessamento della marchesa Lucrezia Rinuccini Corsini di Firenze, la famiglia che governava il territorio di Tresana. Da allora, ogni quattro anni, l’urna con il corpo del Santo viene solennemente portata in processione e così è stato anche quest’anno con la partecipazione del vescovo Santucci.
In occasione della solennità, don Giovanni Perini e la parrocchia hanno voluto aprire i festeggiamenti con un incontro culturale e contemporaneamente di grande spessore spirituale tenuto dal prof. Paolo Lapi, che ha chiarito come il fenomeno dell’acquisizione delle Reliquie dei Santi, così diffuso nella Lunigiana del Seicento, sia da mettere in relazione con le indicazioni del Concilio di Trento e, quindi, come ogni reliquia potesse essere oggetto di venerazione soltanto in presenza di autentica e del rispetto di un ben preciso rituale al momento del prelievo dalle catacombe o dai primi cimiteri, dove ogni corpo battezzato di fatto poteva essere considerato “santo”.
Con un’accurata ricerca d’archivio Paolo Lapi ha ricostruito le vicende delle preziose reliquie di Barbarasco, dedotte in parte da una cronaca dell’epoca che ne attesta l’autenticazione a Roma il 24 settembre del 1700. La cronaca ci ricorda come “Ritrovandosi il Sig. D. Riccardo Spadoni in Roma in occasione dell’anno del Giubileo del 1700, chiese in gratia alla Ill.ma Sig. Marchesa Lucretia Rinuccini Corsini di Firenze, che all’hora dimorava in Roma per l’anno santo, una Reliquia di qualche Santo per portare a Barbarasco sua Patria. Al che detta Signoria con ogni bontà mostrossi pronta a procurare l’Ossa sacre di S. Quirico Martire, come Titolare della Parochiale di detto luogo di Barbarasco, come infatti ottenne e donò, ad intercessione di detto Spadoni tutto il sacro Corpo del santo Martire S. Quirico in una bellissima Cassa riposto, alla Ven. Compagnia del SS. Sacramento”.
Le reliquie furono portate fino a Livorno a spese della marchesa Corsini, mentre per il resto del tragitto fino a Barbarasco le spese furono sostenute dalla Confraternita. Il cancelliere del vescovo di Sarzana presa visione delle autentiche e delle reliquie ne approvò di fatto il culto, non prima di aver preso atto che il marchese Filippo Corsini, Signore di Tresana aveva predisposto, approvati dal vescovo, i Capitoli che regolamentavano il culto, specificando, tra l’altro che “il medesimo S.to Corpo non si possa portar fuori di Chiesa processionalmente, se non ogni quattro anni una volta, e questo segua nella Domenica infra l’ottava, acciò col farsi la processione nell’istesso giorno della Festa del Santo non seguisse tumulto, e confusione a causa della Fiera, che in questo dì si fa a Barbarasco”.

L’arrivo delle Reliquie di San Quirico il 10 luglio del 1701 furono traslate dall’oratorio di san Lorenzo alla parrocchiale “con la presenza del Molto Rev.do Sig. Gabriele Corbani vice Abate dell’Avulla, che solennemente cantò la Messa et il Vespero con l’assistenza de’ molti Sacerdoti vestiti con cotta et habiti sacerdotali”. A rendere più solenne l’evento ci fu l’intervento di tutti i soldati del Marchesato di Tresana, posti in ordinanza con bandiera spiegata e tamburi e batterie e, come era solito farsi in occasione delle processioni, furono sparati mortaretti, si fecero moltissimi tiri di moschetto e la cerimonia “rese maraviglia al popolo da’ Luoghi vicini concorso, che fu qualche migliaio. Dopo il Vespero poi collocata la Cassa del Santo nel luogo destinatogli, fu dal detto don Riccardo chiuso con tre chiavi differenti; la prima fu consegnata al Molto R.do Sig. D. Antonio Bianchini Rettore di Barbarasco, la seconda all’Ecc.mo Sig. Dott. Giuseppe Antonio Leonardi Podestà di Tresana e la terza al Sig. Cap. Silvio Spadoni come priore della Compagnia”.
La solenne traslazione dovette essere davvero stupefacente segno di ricchezza non solo spirituale, se la sera stessa della festa furono i ladri ad impossessarsi dei finimenti che decoravano l’urna. La serata di Barbarasco, così come quella di Virgoletta ha mostrato, se ve ne fosse bisogno, come il contributo della storia, quando sia interpretata, come sa fare Lapi, mai disgiunta dalle prescrizioni e ritualità dell’epoca, sia oggi indispensabile per non disperdere il filo della memoria di una comunità e, con esso, il legame con la fede dei padri.
Riccardo Boggi